
Realizzato da

Maurizio Zaccardi
Nascita: 1955
Storia del monumento
INAUGURAZIONE 2004
La statua di Enzo Sicuri, detto a “Al Mat Sicuri”, è stata inaugurata al centro del Piazzale della Macina a Parma sabato 30 ottobre 2004 da un comitato cittadino in accordo con il Comune, con l’intento di ricordare un vero parmigiano “del sasso” e offrire un omaggio affettuoso all’ultimo filosofo da marciapiede della città, in una delle piazzette del centro cittadino dove egli passava i suoi giorni e le sue notti. La statua rappresenta il clochard Enzo Sicuri seduto su uno scatolone al fianco della sua bicicletta, sul cui portapacchi trasportava i cartoni e i giornali con i quali si vestiva e preparava il suo riparo dove poter dormire nei borghi di Parma. Sul monumento è inciso “Nella vita si può fare a meno di tutto tranne che dell’aria per respirare”, frase in cui lui stesso si riconosceva.
Poco tempo dopo l’inaugurazione, una Commissione comunale prese in considerazione la proposta di trasferire la statua da Piazzale della Macina al cimitero della Villetta dove tutt’ora Sicuri è sepolto, ma la reazione dei parmigiani fece sì che il trasferimento venisse bloccato e che si ritenesse più appropriato lasciarla nei borghi che Sicuri amava frequentare, dove i visitatori e i passanti potessero vedere e ricordare più facilmente questa insolita figura.
L’opera è in bronzo.
A Parma, Emilia-Romagna
Enzo Sicuri
1907 - 1988
Enzo Sicuri, chiamato da tutti Al Mat Sicuri, era un “parmigiano del sasso” (un parmigiano da generazioni) : nato il 30 ottobre 1907 a Parma, era figlio di un mediatore di cereali e di una stiratrice.
Si dedicò a svariati mestieri, dal muratore al profumiere, e all’età di 18 anni dovette partire per il servizio militare, durante il quale cominciò a manifestarsi la sua insofferenza per le regole e le costrizioni.
Abbandonò la scuola, dopo aver preso la licenza della settima classe alle scuole serali, e una volta tornato dal servizio militare decise di cominciare una vita nuova, “senza l’imposizione dello Stato”, ovvero dormendo sotto le stelle, vestendosi con sacchi di plastica e gazzette di Parma.
Non sopportava le scarpe e in testa portava un cappellino fatto coi giornali. Durante il periodo fascista fu arrestato, poiché i barboni non erano ammessi, e accusato ingiustamente di essere un ladro.
Enzo amava studiare e avrebbe voluto fare l’ingegnere navale, ma era senza soldi e si accontentò dei libri. Leggeva moltissimo e aveva una cultura davvero sorprendente. Il Mat Sicuri era tutt’altro che matto, per questo chi lo conosceva lo chiamava “filosofo da marciapiede”. Il suo maestro di pensiero era stato Dante Spaggiari, il tipografo parmigiano. Sicuri diceva che era stato lui a farlo maturare, a fargli conoscere il pensiero anarchico e a stimolare la ricerca di una sua libera identità.
Certo, aveva un aspetto un po’ inquietante e un carattere scorbutico, ma nonostante certe risposte sgarbate e parecchie parolacce, non avrebbe fatto male a una mosca e molte persone gli volevano bene: dai pasticceri, ai pescivendoli, dai fruttivendoli ai ristoratori fino alle famiglie nobili e altoborghesi della città, che lo invitavano volentieri per le feste alla loro tavola.
Ebbe per amici sinceri diversi intellettuali, pittori, giornalisti e artisti della città, che ammiravano la sua sagacia, la sua unicità e coerenza, oltre al profondo senso della vita che scaturiva dalle sue battute.
Gli unici con cui aveva una guerra aperta e considerava i suoi nemici giurati erano i vigili e gli spazzini, perché gli buttavano via tutti i suoi cartoni accuratamente accantonati nei numerosi depositi che aveva in diversi angoli della città; magari approfittando della sua assenza, mentre andava a trovare Pepèn nella sua paninoteca o il pasticcere Pagani sperando che gli potessero offrire qualcosa da mangiare, per sgomberare tutto.
In tanti gli tenevano in serbo qualcosa da mangiare, che lui conservava gelosamente nelle tante latte stivate nei suoi nascondigli. Qualcuno in cambio del cibo gli chiedeva di cantare, perché aveva una bellissima voce e conosceva le romanze di tante opere. Amava la musica, una passione che aveva ereditato dal padre. L’opera lirica lo attraeva tanto che l’unica volta che accettò di vestirsi “elegante” fu per andare al Teatro Regio.
Nel 1982 venne colpito da ictus cerebrale e dovette abbandonare la vita randagia per farsi ricoverare all’Ospedale Stuard di Parma dove morì il 15 marzo 1988.
In occasione del trentennale della sua morte, la sua figura è stata ricordata con grande affetto dalla città, sono stati organizzati percorsi di visita ai borghi dove viveva, riproposte le mille fotografie che lo hanno ritratto, rinnovata la scelta di mantenere nell’attuale collocazione la statua che gli è stata dedicata e annunciato che sarà a lui intitolato uno dei nuovi dormitori per i senza tetto della città. Anche se Sicuri aveva sempre preferito restare sotto le stelle e vivere potendo rinunciare a tutto, meno che all’aria per respirare.
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