Giuseppe Verdi

Storia del monumento

INAUGURAZIONE: 1920

Il monumento a Giuseppe Verdi venne commissionato dalla città di Parma in occasione del centenario della nascita del maestro. L’opera fu realizzata su progetto dell’architetto Lamberto Cusani. L’apparato scultoreo venne affidato allo scultore palermitano Ettore Ximenes e alla realizzazione parteciparono alcuni giovani scultori parmigiani tra cui Alessandro Marzaroli, autore del monumento di Corridoni.

Iniziato nel 1913 in occasione del centenario della nascita del maestro e inaugurato nel 1920, il monumento venne inizialmente collocato nel piazzale antistante la stazione ferroviaria. L'opera era costituita da un emiciclo lungo 120 metri con al centro un arco trionfale e ai lati, fra le arcate, le statue che rappresentavano le opere di Verdi. Nel mezzo dell'area era posta un'ara con rilievi bronzei.

Il 13 maggio 1944 un bombardamento danneggiò il monumento e, nonostante fosse solo parzialmente distrutto, si decise di abbattere la parte rimanente per fare spazio a nuovi palazzi. Le uniche parti oggi sopravvissute sono l’ara centrale che venne collocata nel Piazzale della Pace, vicino al Palazzo della Pilotta, e 9 statue rappresentati 9 opere del maestro che si trovano al Teatro dell’Arena del Sole di Roccabianca, in provincia di Parma, tra cui le statue di Aida, Don Carlos ed Ernani.

L’ARA realizzata in granito e bronzo presenta nella parte anteriore un altorilievo in bronzo raffigurante Verdi in meditazione contornato da varie muse che gli suggeriscono, in ordine, l'ispirazione, la melodia, il canto, il ritmo della danza, l'amore e la morte.
La parte posteriore è invece suddivisa in tre diversi altorilievi che rappresentano tre episodi che legano Verdi e la città di Parma all'unità d'Italia; in successione:

  1. la scena dell’approvazione da parte delle provincie parmensi dell’annessione al regno d'Italia.
  2. la scena con il celebre acronimo VIVA V.E.R.D.I.
  3. la scena della consegna dell'esito del Plebiscito da parte di Verdi, e altri delegati, al Re.

A Parma, Emilia-Romagna

Giuseppe Verdi

1813 - 1901

GIUSEPPE VERDI (1813- 1901) Giuseppe Fortunino Francesco Verdi nacque a Le Roncole di Busseto il 10 ottobre del 1813.

Fin dalla tenera età ricevette lezioni di organo dall'organista del paese, esercitandosi su una spinetta scordata regalatagli dal padre.
Nel 1832 si trasferì a Milano dove si presentò al Conservatorio, ma non venne ammesso a causa della posizione scorretta della mano nel suonare e per aver raggiunto i limiti di età. Poco dopo venne richiamato a Busseto per ricoprire l'incarico di maestro di musica del Comune.
Negli anni a seguire dimostrò la sua vena compositiva, già orientata verso il teatro d'opera. Esordì nel 1839 con Oberto, conte di San Bonifacio alla Scala di Milano, ottenendo un discreto successo. Tre anni dopo, sempre alla Scala, il suo Nabucco ebbe un esito più che positivo. La fama crescente lo portò a vivere, dal 1842 al 1848, i cosiddetti “anni di galera”, caratterizzati dal duro lavoro e da numerose richieste. Ricordiamo di questo periodo I Lombardi alla prima crociata, Ernani, I due Foscari, Macbeth, I masnadieri e Luisa Miller.
Nel 1848 si trasferì a Parigi insieme alla compagna Giuseppina Strepponi, soprano che collaborò con lui a Milano. Nei cinque anni successivi compose la celebre Trilogia popolare, il gruppo di tre opere (Rigoletto, Il Trovatore, La Traviata), che ebbe un incredibile successo.
Una volta tornato in patria, alla sua vita da compositore si aggiunse anche l'impegno politico in favore del movimento risorgimentale: in seguito all'Unità d'Italia, infatti, Verdi venne eletto deputato del primo Parlamento italiano e, successivamente, nel 1874 venne nominato senatore. In questi anni compose La forza del destino, Aida e la Messa da Requiem, scritta in occasione della morte di Alessandro Manzoni.
All'invidiabile età di ottant'anni, esordì con l'opera buffa Falstaff per poi ritirarsi nella sua tenuta di Sant'Agata e dire addio al teatro.
Morì nel 1901 a Milano; i funerali si svolsero senza sfarzo né musica, semplici come la sua vita era sempre stata.

pt.2

GIUSEPPE VERDI (1813- 1901) Il nome di Giuseppe Verdi è noto nel mondo perché nella sua vita, dal 1813 al 1901, ha composto 27 opere liriche, un Requiem in ricordo di Alessandro Manzoni, ed altre composizioni minori.

L'ultima parte del '700 e l'800 rappresentano il periodo storico in cui la musica ha toccato vertici mai più raggiunti grazie ai compositori di varie nazioni, ma specialmente tedeschi (basta pensare a Mozart e Beethoven).

Gli italiani hanno sviluppato un genere di musica chiamata “melodramma” che, come spiega la parola, metteva in musica storie tragiche che i cantanti interpretavano. Tra i compositori di melodrammi, Verdi è sicuramente il più prolifico: su libretti di vari scrittori ha messo in musica 27 opere che da allora hanno calcato i teatri di  tutto il mondo e dato lustro al genio italiano.

I principali teatri del mondo si sono contesi i migliori cantanti di opere liriche (tenori, baritoni, soprani, mezzosoprani): basti pensare a Caruso e Pavarotti, i vertici del bel canto, mentre in campo femminile ricordare Maria Callas e Renata Tebaldi è d'obbligo.

Pur avendo scritto musica drammatica il contenuto delle opere è romantico; vi si narrano amori infelici tragicamente finiti e questo afflato lirico permette interpretazioni di grande effetto che hanno raggiunto, così disse la critica, il vertice espressivo nelle tre opere verdiane composte attorno al 1850: Trovatore, Rigoletto e Traviata, tutte derivate da noti romanzi dell'epoca, specialmente francesi. Le romanze e i duetti che in esse Verdi mette in musica, sono tra i pezzi più noti e replicati dell'intero universo melodrammatico, e cantate addirittura per strada: forse per questo le tre opere sono state chiamate “trilogia popolare”.

Ma non da meno sono le ultime due opere il cui libretto è stato scritto da un grande poeta e musicista: Arrigo Boito che ha preso l'ispirazione da Shakespeare: Otello del 1887, tragedia della gelosia, e Falstaff del 1893, opera buffa con la quale il Maestro chiuse la sua esperienza musicale ritirandosi negli ultimi anni della sua vita nella villa di Sant'Agata a Busseto, paese che si trova nella così chiamata “bassa” parmense, la zona che costeggia il fiume Po.

Il nome di Verdi è anche legato al nostro Risorgimento, le musiche che celebravano la lotta all'invasore e  l'amore per la patria furono prese come celebrazione dell'unità della nazione. Quando la gente cantava “Viva Verdi” significava: “Viva Vittorio Emanuele Re d'Italia”. Non si sa, se per questo accostamento o per stima verso un musicista italiano, lo stesso Re nominò il Maestro Senatore del Regno nel 1874;

La vita di Verdi ha visto grandi tragedie: morirono sua moglie e i suoi due figli in tenera età e questo sicuramente influì sul suo carattere riservato e schietto e sulla sua ispirazione drammatica e poetica che per esprimere vita e sentimenti umani Giuseppe Verdi trasformò in musica.

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Mat Sicuri

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